sabato 15 ottobre 2016

Dove va il Consorzio

Qualcosa doveva cambiare, perché per come era nato e poi evoluto il Consorzio si è infilato in un vicolo cieco di immobilismo che lo sta portando a soffocarsi per mancanza di ossigeno (cioè risorse), e col Consorzio anche la Mens Sana Basket 1871. La realtà è che la china presa stava solo dando ragione alla malevola profezia per cui a gennaio si sarebbe rischiato di nuovo di chiudere.

Per questo è la consapevolezza di essere arrivati a un punto morto, più che ripensamenti sulle divergenze nell'idea di governance (consiglieri indipendenti o rappresentanza alle aziende nel cda MSB 1871?), che ha fatto muovere le diplomazie. Ricostruzioni le identificano nei consiglieri di amministrazione MSB 1871 in quota Consorzio, in particolare Egidio Bianchi, in cda come uomo di fiducia di Bruttini, presidente consortile. Diplomazie che si sono mosse perché quella spaccatura potesse diventare un riavvicinamento, e forse nelle prossime ore un nuovo assetto.

Riavvolgere il nastro. Un mese e mezzo dopo aver presentato le dimissioni dalla presidenza, a inizio settembre Fabio Bruttini aveva riaperto formalmente i lavori del Consorzio con una prova di forza, decidendo a maggioranza (cinque consiglieri su nove del cda consortile) i cinque rappresentanti della proprietà nel cda della MSB 1871. Una storia travagliata, anche con telefonate di ex sindaci che "consigliavano" consorziati di non andare a votare. Gli esponenti della minoranza del cda del Consorzio lasciarono la riunione annunciando propositi di dimissioni dal consiglio consortile.

Dopo pochi giorni un avvocato in rappresentanza di alcuni di loro ha contattato l'avvocato di Bruttini per una questione di fatture che il Consorzio non aveva ancora emesso, risolta poi nel giro di pochi giorni. Ma dopo più di due mesi a consumarsi in una tremenda diatriba, e dopo averla chiusa imponendosi con una prova di forza, quel nuovo episodio significava pensare di dover stare ancora in trincea. Bruttini ne aveva voglia? Da allora sono cominciati i tentativi di ricucitura.

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Non facile perché entrambe le parti avevano fatto fughe in avanti: i dimissionari verso la porta d'uscita, la presidenza verso una decisione d'imperio ben sapendo che avrebbe portato a una rottura. Motivata con l'idea che far venire subito i nodi al pettine avrebbe migliorato la governabilità successiva. Ma vincere la battaglia "politica" non è servito a niente se, una volta arrivati a combattere quella "economica" di reperimento risorse, praticamente non si è neanche cominciato a giocarla. Dal terreno delle nomine del Consorzio nel cda del basket, una "cordata" era uscita vincente, ma senza rilanciare poi la propria azione con nuove adesioni, o anche solo con un numero almeno pari alle defezioni di aziende che con quella rottura sarebbero potute uscire.

Così chi ha avuto l'incarico di pacificare, ha cominciato il lavoro. Ha fatto un giro dal commercialista, ha visto le carte. Ha organizzato incontri tra membri del cda del Consorzio per avviare il chiarimento con la componente dei dimissionari: in ordine rigorosamente alfabetico Cagnazzo, Gentili, Giorgi, Turillazzi. A che prezzo? Lo vedremo. Di questioni su cui ci si è scontrati negli ultimi mesi ce ne sono state diverse. Chiarimento che ci si aspetta che sia definitivamente chiuso dalla riunione del cda del Consorzio convocata ora per il tardo pomeriggio di lunedì, riportando (o almeno provando a riportare) la lancetta dei rapporti indietro di almeno tre mesi.

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Una delle rivendicazioni estive era la richiesta di rappresentanza direttamente delle aziende consorziate, tra i cinque nominati del Consorzio nel cda del basket. I nomi fatti, a suo tempo, erano stati quelli di Gigi Cagnazzo, che aveva anche velleità di presidenza, e di Marco Turillazzi. Lo scoglio fu una sorta di autoregolamentazione per cui il Consorzio si era imposto di non mettere nel cda della controllata (la MSB 1871) persone già nel cda della controllante (il Consorzio). Ora che sono state ridate le carte, c'è da aspettarsi che la questione torni d'attualità. E anche i nomi. Resta da capire se saranno eventuali (vociferati) passi indietro per motivi personali di qualcuno ad aprire nel cda del basket un posto che altrimenti il Consorzio andrà a reclamare da qualcun altro dei suoi nominati.

Il nuovo scenario impone anche al cda del Consorzio di lunedì di rivalutare il ruolo di Gian Gastone Brogi, che era in predicato di assumere l'incarico di direttore generale consortile. Sarebbe stata solo la formalizzazione di quello che da mesi è stato il suo ruolo, quello di catalizzatore unico del Consorzio sin dalla sua nascita, prima in virtù della carica di amministratore unico e poi perché la presidenza gli ha di fatto totalmente demandato la gestione della quotidianità e delle strategie del Consorzio. E così è stato almeno fino a un paio di settimane fa. Andare avanti o meno insieme, col mutato scenario, e con quali mansioni, non è neanche un terreno su cui tornare a scornarsi, ma più realisticamente è una questione di (in)compatibilità.

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Il flusso di alcuni ricavi permette di potersi ancora permettere qualche settimana senza l'acqua alla gola per pianificare una ripartenza. Ma non si può attendere ancora molto. Per questo ad esempio il Consorzio non aspetterà il ritorno dall'estero del vicepresidente Giovanni Poggiali, che comunque è costantemente informato della situazione, per ritrovarsi lunedì. E discutere del cambio di sede sociale. Discutere dell'apertura della segreteria. Discutere di andare a cercare nuovi consorziati, con l'idea tra le altre di affidarsi (certo con la supervisione del cda del Consorzio) alla stessa agenzia che già si occupa di pubblicità e comunicazione per la controllata Mens Sana Basket 1871.

Già, perché trovare nuove adesioni non è un passatempo, ma una necessità, colpevolmente trascurata ormai da quattro mesi. Si era partiti a giugno con 22 aziende e l'idea che potessero farsi carico di circa 40-45 quote da 5000 euro ciascuna di pubblicità, con l'obiettivo minimo di arrivare a 40 aziende. Le vicissitudini del Consorzio che ne sono seguite non solo hanno rischiato di assottigliare, invece di aumentare, il numero di adesioni, ma intanto hanno fatto sì che al momento quasi nessuno dei consorziati si sia fatto carico di più di una quota ciascuno, compresi naturalmente il presidente e il vicepresidente con le loro aziende. Così mancano quote, più ancora che consorziati. Un obiettivo sensato è arrivare almeno a 70-75 quote. Adesso siamo a un terzo...

Ma certo "basterebbe" che chi pensava di acquistare più quote desse seguito a quelle idee iniziali per essere già oltre la metà. Per questo la preoccupazione principale del Consorzio in questo momento non è la raccolta della parte di budget a proprio carico di 250-300mila euro di tipo pubblicitario a carico dei consorziati (ogni quota di 5000 euro corrisponde a spazi pubblicitari acquistati). Il tema è piuttosto la propria parte del ripianamento di 223mila euro della stagione 2015/16, che per i soci al 52% fa 115mila euro, che evidentemente le iscrizioni al Consorzio (1500 euro per ogni azienda, fosse anche moltiplicato per 20 o per 25) coprono per una parte solo esigua. E anche di questo si parlerà lunedì.

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Per venerdì invece è convocata invece l'assemblea di Io tifo Mens Sana, occasione in cui si parlerà della chiusura del bilancio, in cui Barlucchi e Guidarini ufficializzeranno le dimissioni del direttivo, che però sarà chiamato nella sua totalità al rinnovo, e sarà l'assemblea a decidere le modalità (per esempio: liste aperte o chiuse?) con cui si procederà a nuove elezioni. E sarà l'occasione per fare il punto sul crowdfunding (qui il link!): a neanche due settimane dalla scadenza, di una corsa lunga 40 giorni, non siamo neanche a 5000 euro raccolti su 20mila di obiettivo. Ma l'importante è raggiungere i 10mila, poi a quel punto scatterà il cofinanziamento della Fondazione ChiantiBanca per arrivare a 20mila. Non è impossibile. E proprio 20-25mila euro sono le risorse che mancano all'Associazione per ripianare la propria parte (44mila euro) del disavanzo 2015/16 della MSB 1871, e così facendo conservare il proprio 20% di quote e i propri due rappresentanti in cda.

Tante partite si intrecciano. Alcune si riaprono dopo che sembravano chiuse. Se sia in meglio o in peggio parleranno i fatti, posto che comunque si era arrivati a uno stallo fatale. Ma è evidente che il Consorzio era nato male, mettendo insieme realtà con volontà diverse: ci può stare in un contesto plurale, non se diventa incompatibilità che aveva lasciato solo le macerie da cui si deve ripartire ora. Senza potersi più permettere che stavolta non funzioni.

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