mercoledì 9 marzo 2016

Trenta giorni

Non s'era mai vista, almeno nel mondo del basket, una squalifica della giustizia sportiva nei confronti di un tesserato per evasione fiscale. In un certo senso fa epoca l'inibizione di trenta giorni decisa dalla Fip per Simone Pianigiani: è passato più tempo (due mesi) da quando è uscita l'indiscrezione della possibile squalifica a oggi, di quanto (un mese) ne passerà da adesso alla fine dell'inibizione, che peraltro arriva nel momento in cui Pianigiani non ha squadra. Ha senso parlarne.

Ha senso parlarne non per innocentismo: Pianigiani ha affrontato e affronterà le conseguenze di ogni cosa in sede penale (archiviata) e amministrativa, semplicemente è un fatto nuovo che debba farlo anche in sede sportiva; vediamo se da ora in poi ogni accertamento fiscale porterà all'apertura di un procedimento sportivo, di certo fino a oggi non era mai stato così. E ha senso parlarne non per gusto del gossip - sono affari suoi personali - bensì per capire eventuali implicazioni per la Mens Sana, visto che tutto parte dall'inchiesta Time Out non ancora chiusa ma - secondo quanto riferito negli eterni sussurri che da più di un anno dicono "ci siamo, ci siamo" - forse ci siamo per davvero (questione di settimane, non più di mesi).

Non sarà sfuggito l'intreccio di tempi tra la fine del rapporto di Pianigiani con la Nazionale e l'interesse per lui da parte della giustizia sportiva. La convocazione alla Procura Federale per una fattispecie senza precedenti è arrivata nel momento in cui la Federazione aveva già voltato pagina chiamando Messina a fare il c.t. ma aveva ancora Pianigiani sotto contratto fino all'estate 2016. Dopo la convocazione in Procura, in pochi giorni il tecnico e la Fip hanno trovato l'accordo sulla risoluzione anticipata.

Ormai avviato l'iter, il procedimento si è chiuso adesso che ognuno è andato per la sua strada con una sanzione, se non simbolica, comunque curiosa: solo per l'articolo 44 del regolamento di giustizia la pena minima è di tre mesi (ed è prevista la riduzione al massimo della metà), eppure il combinato disposto di quattro articoli messi insieme (due del codice etico su legalità e lealtà sportiva e due del regolamento di giustizia su lealtà e correttezza) ha portato a una sanzione inferiore al minimo di pena previsto per uno solo, sanzione amministrata peraltro nel momento in cui è indolore.

Nonostante la contemporaneità dei tempi di uscita, è forse ottimistico e fantasioso inquadrare l'ipotesi di revoca di alcuni titoli della Mens Sana solo come ulteriore elemento di accusa delle contestazioni a Pianigiani, per cui non è affatto deducibile che la fine del contenzioso con lui porti a un allentamento della presa anche sul fronte Mens Sana. La riapertura della questione della revoca dei titoli è dunque probabile nel momento in cui la Procura della Repubblica metterà a disposizione l'esito del proprio lavoro con l'attesa conclusione delle indagini.

***

Suscita preoccupazione per eventuali scenari futuri la difficoltà a confrontarsi con una giustizia sportiva a volte percepita come arbitraria e in cui non è sempre facile riscontrare la certezza del diritto. E' stato così nel caso di Pianigiani prima con l'introduzione senza precedenti della fattispecie fiscale all'interno della giustizia sportiva nei confronti di singoli tesserati, poi con una punizione di un'entità diversa da quanto previsto dai regolamenti. E con l'arbitrarietà delle decisioni, più politiche che giuridiche, la Mens Sana in questi due anni si è già trovata a fare i conti.

E' stato così dal momento del no allo spin off: magari giusto, ma nessun regolamento lo vietava, anzi in altri sport è stato attuato. E' stato così per la ripartenza dalla Serie B: nel calcio esisteva un lodo-Petrucci per ripartire da una categoria più in basso di quella persa, nel basket Treviso è dovuta ripartire dalla Promozione per aver provato a difendere i propri diritti nelle aule di giustizia sportiva, per cui la via di mezzo di ricominciare dalla quarta serie non è stata neanche così male. Eppure le possibilità di cui si è parlato a suo tempo di una ripartenza dalla Silver confermano che non c'è nulla di codificato e omogeneo per tutti, ma sono soprattutto decisioni politiche.

E' stato così anche fino alla scorsa estate, dai paletti che si dice siano stati indicati sulla struttura della nuova società (che doveva rispecchiare nella composizione quella della Polisportiva di cui era emanazione) al no che è arrivato sulla possibilità di tenere in due diverse società affiliate il settore giovanile e prima squadra: possibilità consentita altrove ma non ancora a Siena, club ritenuto troppo giovane per avere una strategia d'uscita così premiante (salvare almeno il settore giovanile) in caso di nuove difficoltà economiche (che poi effettivamente ci sono state...). Sul tasto dell'autorizzazione alla separazione tra settore giovanile (alla Polisportiva) e prima squadra (alla sezione basket), secondo i recenti colloqui, si dovrebbe rapidamente tornare a battere con la Federazione. Sapendo di avere dei diritti, ma non sapendo se si riuscirà a farli valere.

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