martedì 15 marzo 2016

Case history: il Trust di Trento

Magliette del Trust come segno di appartenenza, la cui vendita contribuisce a creare fondi. Il "copri-sedia" sul posto al palazzetto degli abbonati iscritti al Trust, come segno di identificazione, probabilmente anche di orgoglio. "Battimani" su ogni sedile: oggetti di cartone che distesi hanno il poster della squadra con spazi pubblicitari da vendere agli sponsor, piegati e agitati servono a cadenzare il ritmo durante la partita e coinvolgere tutto il palazzetto. A Trento, da dove l'Associazione Io Tifo Mens Sana ha sempre dichiarato di trarre ispirazione, il Trust è tutto questo e non solo. Come riempire un'idea di contenuti.

Le magliette del Trust di Trento in vendita (40% è la quota del club detenuta dal Trust)

E' evidente che non tutto sia esportabile. Che a Trento un certo modo di porsi si concilia anche con la necessità di conquistare al basket con iniziative carine una piazza storicamente di pallavolo, diventata oggi innamorata del basket (e non c'è anche a Siena bisogno di tornare ad allargare lo zoccolo duro?). Che a Trento c'è stato più tempo: il Trust (oggi al secondo anno) è partito dopo aver raggiunto 500 adesioni. Che a Trento c'è stata un'altra genesi: il Trust è arrivato ad allargare la base di partecipazione pubblica rispetto alla solidità economica già garantita dal Consorzio di imprese, a Siena la necessità dei tempi ristretti ha imposto un non normale percorso inverso, e la fretta obbligata ha per ora impedito di riempire di iniziative un contenitore (l'Associazione) che sembra fatto apposta.

Lo striscione del Trust davanti al parterre della tribuna

Con una presenza in città anche fatta di gazebo in strada, per raccogliere adesioni e per far avvertire la propria presenza alla cittadinanza, il Trust di Trento può contare oggi sulle quote da 50 euro moltiplicate per 700 adesioni. Questi 35mila euro si sommano ai proventi di tutte le altre iniziative, tra cui occasioni di contatto con la squadra per premiare gli associati: tra le altre, il Trust organizza due cene l'anno con giocatori ai tavoli (non tutti in un tavolo, ma ognuno in un tavolo diverso coi tifosi) più una cena di fine stagione.

La tessera del Trust

Quanto raccolto finisce nelle casse del club di cui il Trust è azionista al 40% (poi c'è il Consorzio al 40% e una Fondazione al 20%, un istituto giuridico molto interessante per il coinvolgimento anche di enti pubblici). Il consiglio del Trust è composto di quattro persone: una che si occupa dei rapporti col Consorzio e col club, una dell'organizzazione di iniziative per il pubblico in casa (coreografie) e fuori (trasferte), una della presenza in città (col gazebo in strada), una delle iniziative no profit con le onlus.

Il volantino che spiega cosa è il Trust
L'8% delle quote del Trust viene destinato alle iniziative, come le coreografie nel palazzetto: le magliette, i copri-sedia, i battimani di cui si diceva. Anche una bandiera da srotolare dalle tribune, che ogni partita viene stesa da un settore diverso del palazzetto per far sentire tutti coinvolti. Nella prima fila del parterre affollata di membri del Consorzio (rappresentanti delle aziende che mettono i soldi, tra cui anche ex giocatori) c'è l'unico tamburo in una prima fila di parterre in Serie A. A suonarlo, con addosso la maglia del Trust e con in testa un cappello da giullare, è il vicepresidente del Trust (il Guidarini di Trento, per capirsi), che per tutta la partita detta il ritmo col tamburo, a volte alza anche i cori, e tutto il palazzo gli va dietro.

La "vela" del Trust usata nei gazebo e nei punti dedicati al palazzo
La curva c'è, ma non si pestano i piedi. Ed è così anche nell'organizzazione delle trasferte: le iniziative del Trust sono più mirate al coinvolgimento delle famiglie. La domenica al palazzetto la gente vuole fare, partecipa, il cappello da giullare attrae i bambini. A Siena sarebbe difficile immaginare uno con un cappello strano che corre per il palazzetto con un tamburo e tutto il palazzetto che gli va dietro. Ma non è il circo: a Trento crea un clima di festa, ma anche di calore, coinvolgimento. Il Trust non come organismo giuridico ma come motore di una passione. Brutto?

***

Appuntamento alle 11.30 tra Associazione e Polisportiva, senza dilungarsi molto ora perché ci sarà modo di farlo dopo. Si riparte dal mancato accordo su due punti nel corso della precedente riunione: la fine della copertura della semestrale al 31 dicembre 2015 e la quota con cui la Polisportiva rimane nel capitale sociale. Su quest'ultimo punto naturalmente si balla dal 47% inizialmente ipotizzato dall'Associazione al 10% a cui la casa madre ha fatto sapere di voler scendere: diventa naturalmente un punto sostanziale per le implicazioni di partecipazione alla copertura delle perdite.

Sulla copertura della semestrale, ballano gli ultimi 83mila euro, di cui 5mila in carico a Danilo Bono per il suo 6% del capitale: la Polisportiva aveva avanzato la proposta di coprire la cifra a metà con l'Associazione (fifty-fifty, anzi 39-39), l'Associazione riteneva che la prima parte della stagione non la riguardasse. Tutto, o comunque gran parte delle possibilità d'accordo, ruoterebbe dunque attorno a 39mila euro.

Guarda caso una cifra non distante dalla liquidità che serve (32mila euro circa) per il pagamento delle tasse federali entro lunedì, che significa farli partire verso il conto del club entro giovedì, più ancora che venerdì. Che significa dover trovare un accordo in questa riunione, tutt'al più lasciare qualche dettaglio da risolvere nel giro di qualche ora, al massimo un giorno. I soldi per pagare le tasse federali e gli stipendi l'Associazione li ha, vorrebbe impiegarli per la copertura della seconda parte della stagione, che ritiene di sua competenza. (A proposito, come sta andando l'affare tra Durio e Polisportiva?)

Intanto come previsto sul sito dell'Associazione è apparso il conto alla rovescia dei soldi che mancano per la salvezza della Mens Sana. Un po' un'operazione di trasparenza finalmente, un po' un appello alla gente di buona volontà che ancora manca, un po' un modo per mettere le carte in tavola e dire che nel tirare la trattativa con la Polisportiva non si sta bluffando, un po' tutto. Più della cifra, già abbastanza nota, incuriosisce anche la tabella di marcia apparsa, che andrà approfondita, che prevede una raccolta fondi in più step. Tornando all'inizio del post, vedere come funziona altrove fa immaginare quanto potrebbe essere bello a Siena. Ma servono i passi giusti, subito.


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