martedì 19 maggio 2015

Ore 21, PalaMacchia di via Allende all'Ardenza: gara-3

Ci siamo. L'attesa più atipica che si ricordi durante una serie playoff è finita: è il giorno di gara-3, una settimana e mezzo dopo gara-2. Il matchpoint in mano al momento del cambio di campo merita di essere vissuto liberi da esitazioni e senza animo sparagnino, ma con le sicurezze - che i 10 giorni di break possono solo aver rafforzato - che vengono dalla consapevolezza di chi si è, e della situazione in cui ci si arriva: il 2-0 sancito dai risultati pesa molto più del modo in cui sono maturati.
 
Un'occasione in campo aperto da sfruttare per un canestro ad alta percentuale è meglio di ritrovarsi ad attaccare a metà campo per un conquistare un viaggio in lunetta o per inventarsi un tiro da tre. Fuori di metafora, il punto non è mettere pressione a una squadra che ha tre possibilità per chiudere i giochi, ma solo la constatazione che c'è da cogliere l'attimo forse più favorevole. Anche se questa è una serie più lunga, il quarto con Piombino è un memoriale di come altrimenti tutto diventa più difficile.

Cambierà il fattore ambientale. Se non altro perché la Mens Sana non avrà dalla sua il fattore campo che, in un crescendo fino alle ultime tre partite, ha pesato sempre di più anche sul rettangolo di gioco. Non che sia atteso un pienone di livornesi, e anzi Livorno è un appuntamento che stimola molti alla trasferta da Siena, ma i momenti in cui una partita scivola via - anche indipendenti dalla propria volontà - si gestiscono evidentemente meglio in casa che fuori. E' qui che dovrà fare la differenza la consapevolezza di esserci arrivati meglio. Perché meglio?

Innanzi tutto il morale: essere 2-0 dà certezze, essere 0-2 e spalle al muro ne toglie. Essere a questo punto dopo che Livorno nelle prime due partite forse avrebbe meritato qualcosa in più, se possibile aumenta il divario, invece di restringerlo: se i risultati non fotografano l'equilibrio, è un'occasione persa per il Don Bosco. A patto naturalmente che non si trasformi in sufficienza per la Mens Sana: chi c'è di fronte è abbastanza chiaro a tutti, tanto più dopo i quattro precedenti stagionali, e sarebbe uno scivolone talmente grossolano che ha anche poco senso parlarne.

Poi la routine di lavoro. Dopo l'apnea delle prime cinque partite di playoff in due settimane, compresi i soli tre-quattro giorni tra Piombino e Livorno, la Mens Sana ha ritrovato la scansione abituale della settimana-tipo vissuta durante tutta la stagione, utile per ritrovare i propri riferimenti e ritmi più che per rifiatare sul piano fisico. L'avrebbe ritrovata anche il Don Bosco, non fosse che la perdita di cinque giocatori impegnati alle Finali Under 19 ha evidentemente tolto qualcosa al lavoro. E anche il livello di carica a cui sono tornati, dopo aver perso il titolo all'ultimo tiro del supplementare, forse non è lo stesso che avrebbero avuto vincendo, o con qualsiasi altro risultato...

Sono probabilmente solo argomenti da bar sport, poi conterà il basket, e conteranno altri fattori extra-basket che ruotano intorno al campo. In quattro partite la Mens Sana non ha mai segnato meno di 74 punti, ed è banale notare che ha perso nell'unica partita in cui il Don Bosco è andato sopra quota 73, peraltro l'unica delle quattro giocata a Livorno. Certe regole valgono il giusto quando tre partite su quattro sono finite con un paio di possessi di distanza, però in linea di massima per la Mens Sana è più importante tenere il Don Bosco a punteggio basso che alzare il proprio.

Col passare delle gare, Venucci sta cominciando a trovare le contromisure al bavaglio di Ranuzzi: scena muta alla prima partita, cose importanti per i compagni alla seconda, cose importanti anche in proprio alla terza. Ma non è solo questione di francobolli individuali, bensì di accorgimenti di squadra che funzionano sul perimetro, a costo di pagare vicino a canestro i centimetri e le doti di Malfatti e Persico. Più la terza punta Lucarelli, reduce dalle finali. E Gigena sempre pronto ad approfittarne.

Storicamente Vico, Ranuzzi e Pignatti sono stati i mensanini più incisivi con Livorno, ma nelle giornate migliori c'è stata anche la guida di Panzini e il massimo dell'efficienza della coppia Paci-Chiacig, ognuno con le sue caratteristiche: nelle ultime due partite senesi, i rimbalzi d'attacco mensanini sono stati un bel fattore. Attaccare il ferro non ha dato grandi risultati al tiro da sotto, visto anche il muro di fronte, ma è servito per riaprire bene per il tiro da tre (mai sotto il 36% nei precedenti) e per andare sempre in lunetta più di Livorno, che è una bella vittoria. Certo che si deve considerare l'eventualità che non vada sempre così, ma allora bisogna anche considerare l'eventualità che Parente dia qualcosa in più rispetto ai 6.7 punti di media con il 29% al tiro tenuti nei quattro precedenti stagionali.

Ci siamo.

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